Elvis is back!, Ok, not that Elvis, but this other one:
ELVIS PERKINS IN DEARLAND - Elvis Perkins In Dearland
Audio CD (March 10, 2009)
Original Release Date: 2009
Number of Discs: 1
Beggars Xl Recording
ASIN: B001Q8FS2U
GENRE: Folk-Rock.
1. Shampoo
2. Hey
3. Hours Last Stand
4. Heard Your Voice in Dresden
5. Send My Fond Regards to Lonelyville
6. I'll Be Arriving
7. Chains Chains Chains
8. Doomsday
9. 1,2,3 Goodbye
10. How's Forever Been Baby
NELLE PUNTATE PRECEDENTI: 'Ash Wednesday' è stato e continua ad essere uno dei miei album preferiti in assoluto del nuovo millennio. 'Ash Wednesday' è anche un prontuario di sopravvivenza alla morte, è una sorta di manifesto emozional-musicale, tra Dylan e Cohen, sul dolore catartico dei sopravvissuti. Eh si, perchè il mercoledì delle ceneri in questione non è esattamente il primo giorno di quaresima, bensì mercoledì 12 settembre 2001. La madre di Elvis, la fotografa del Times Berinthia Berenson, era uno dei passeggeri del volo 11 dell'Amreican Airlines che si schiantò contro la Torre B del WTC il giorno precedente. Mercoledì 12 settembre, giorno in cui nove anni prima, nel 1992, morì di AIDS anche il padre di Elvis, quell'Anthony Perkins che sicuramente ricorderete in 'Psycho' di Alfred Hitchcock.
WELCOME TO DEARLAND: Elvis ha finalmente trovato una nuova famiglia in sostituzione di quella che tragicamente il fato gli ha strappato via. Il cambiamento che lo ha portato da 'Elvis Perkins' a 'Elvis Perkins In Dearland' non è affatto facciata, è pura sostanza. Durante il lungo tour mondiale di 'Ash Wednesday' infatti il rapporto coi musicisti che lo accompagnavano (Brigham Brough, Wyndham Boylan-Garnett e Nick Kinsey) è cresciuto, umanamente e musicalmente, a tal punto da trasformare Elvis da singer/songwriter a frontman di una vera e propria band, gli 'Elvis Perkins in Dearland' per l'appunto. E non sfuggano le implicazioni etimologiche della parola 'dearland' prima di affrontare il loro omonimo disco. La prima cosa che salta all'occhio, anzi all'orecchio, direi sia proprio un senso di ritrovata serenità, come se fossero arrivate folate di vento a spazzare via la cenere, e la terra fosse divenutagli davvero cara. Musicalmente tutto questo si traduce in un arricchimento delle sue composizioni. Delle folk ballads intimistiche ne restano davvero pochine ('How's forever been baby'), mentre la sua scrittura rimane comunque lucida e tagliente al punto giusto. Grandiosa ad esempio in 'Shampoo' (pezzo clamoroso a prescindere) quando si cimenta in una sorta di modernissimo, a tratti sarcastico, sequel di 'Black is the colour (of my true love hair's)'. Tutto il disco è però caratterizzato da arrangiamenti da vera e propria folk-rock band ad indirizzare le sue composizioni verso universi musicali decisamente variegati. 'I heard your voice in Dresden' è un'evidente mutazione raggae in chiave folk, di quelle che tanto sono care a Ben Harper, mentre con 'I'll be arriving' è impossibile non immergersi completamente nel southern rock che da Neil Young arriva fino ai The Black Keys. E che dire dell'intro di 'Doomsday', basso e tromba, di recentissima Beirutiana memoria? Che in sostanza 'Elvis In Dearland' è uno di quei dischi che una volta inseriti nella playlist del mio iPod, risultano poi impossibilitati da non lasciarsi mettere in continuo 'repeat'. Uno di quei dischi, insomma, che coniugano alla facilità d'ascolto, una complessità di fondo, cangiante e penetrante, da non fartene stancare mai. Vabbè, l'ho fatta troppo lunga: un gran disco, punto.
VOTO: 8,5
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