venerdì 12 giugno 2009

Il mio Disco della Settimana (22 e 23)

Un'altra accoppiata corposa, dopo il divertissment iguanesco, questa settimana (e così mi avvantaggio anche per la seguente). Entrambi questi dischi sono decisamente ragguardevoli, seppur per opposti motivi e ve li caldeggio fortemente a prescindere (mi dispiace solo che in tutto questo tourbillion mi siano rimasti non recensiti gli Eels, ma spero di recuperarli prima o poi!).


Mulatu Astatke/The Heliocentrics - Inspiration Information 3


Audio CD (April 14, 2009)
Original Release Date: 2009
Number of Discs: 1
Label: Strut Records
ASIN: B001RTYKHW
GENRE: Psych-Funk, Etno-Jazz.

1. Masengo
2. Cha Cha
3. Addis Black Widow
4. Mulatu
5. Blue Nile
6. Esketa Dance
7. Chik Chikka
8. Live From The Tigre Lounge
9. Chinese New Year
10. Phantom Of The Panther
11. Dewel
12. Fire In The Zoo
13. An Epic Story
14. Anglo Ethio Suite

Questo è OGGETTIVAMENTE il disco più bello dell'anno. Mi verrebbe di scrivere solo questa sacrosanta verità, perchè stiamo parlando di oggettività che prescinde i gusti personali e le diverse sensibilità di ognuno di noi, per cui non c'è alcun dubbio al riguardo. Però forse è il caso di spendere qualche parolina in più, perchè capisco che fidarsi (del sottoscritto) a scatola chiusa è esercizio alquanto difficile quando non deleterio tout court. Dunque Mulato Astatke è il più famoso e talentuoso musicista Etiope e non è più un ragazzino da tempo (ha suonato anche con Duke Ellington, e scusate se è poco!), uno di quelli che ha saputo tornare alle radici etniche, fatte di tribalità dell'Africa orientale, per sviluppare un nuovo linguaggio del Jazz contemporaneo. Gli Heliocentrics, invece, sono una delle principali band inglesi del genere jazz-funk-elettronico alla Buddha Bar (tanto per intenderci) che però dal drum & bass classico sconfinano spesso in vere e proprie derivazioni Hip hop. La Stout Record ha affidato a questo originale 'duo' il terzo capitolo della sua saga musicale dell'informazione ispirata ed il risultato è qualcosa di straordinario (e mai questa parola calza a pennello come in questo caso). 14 tracce di attualità assoluta, sospesa fra ancestralità e futurismo, in cui fanfare, archi elettronici, ritmi tribali, giri di basso funkeggianti, chitarre distorte e tasti jazz si fondono in un caleidoscopio sonoro mai banale e, ancor più sorprendentemente, mai ripetitivo. E quando sei arrivato in fondo non è possibile non rimettere tutto da capo. Per cui non ti curare se dalla musica cerchi solo suggestioni folk, raffinatezze jazz o energia rock, il mondo è ormai globalizzato baby, e questo disco non è altro che la sua perfetta rappresentazione sonora. 

VOTO: 9


e

Chris Garneau - El Radio


Audio CD (July 7, 2009)
Original Release Date: 2009
Number of Discs: 1
Label: Absolutely Kosher
ASIN: B002A4Q65M
GENRE: Chamber Pop, Alternative.


1. The Leaving Song
2. Dirty Night Clowns
3. Raw And Awake
4. Hands On The Radio
5. No More Pirates
6. Fireflies
7. Hometown Girls
8. Over And Over
9. Cats And Kids
10. Les Lucioles En Re Mineur
11. Things She Said
12. Pirates (Reprise)
13. Black Hawk Waltz

L'ennesima seconda prova discografica dell'anno che io aspettavo avidamente dopo il promettentissimo esordio di cui vi parlerò è, questa volta, quella di Chris Garneau (giovane cantautore e piansita di stanza a NYC, ma cresciuto a Parigi). Non so se qualcuno qui ha avuto modo di imbattersi nel suo 'Music For Tourists' nel 2007, quel disco rimane un piccolo gioiellino intimista, delicato e sognante, ma in questo nuovo lavoro gli orizzonti di Garneau si espandono e così anche l'approccio alla musica. Se infatti i tratti distintivi di questo 'El Radio' rimangono decisamente pervasi dell'abituale sottile malinconia (che però non sconfina in un sentimento di tristezza vero e proprio), non vi è più la preponderanza minimalista della struttura musicale piano e voce. Tutto l'album infatti è gratificato da strumentazione corposa e sontuosi arrangiamenti, a tratti finanche orchestrali. Così l'introduttiva 'The Leaving Song', con quegli archi potentemente onirici sembra un outtake da 'Hvarf' dei Sigur Ròs e la successiva 'Dirty Night Clowns' va a poggiarsi su ritmiche discordanti di batteria e violoncello (una roba mai sentita). Certo ci sono episodi decisamente meno riusciti nel susseguirsi delle 13 tracce e qualcuno potrebbe anche obiettare che i testi di Garneau lasciano molto spesso a desiderare, ma la sua voce, sempre piacevolmente stralunata ed appassionata al tempo stesso, riesce comunque a cucire il filo logico di un lavoro musicale davvero degno di nota: la creazione di una sorta di realtà alternativa dove tutto è dolcemente ovattato ed avulso da qualsivoglia frenesia. Un mondo alternativo e sognante in cui non sarà difficile perdersi.    

VOTO: 8+


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