giovedì 23 luglio 2009

Il mio Disco della Settimana (25, 26 e 27 in pillole)

Luglio sta volgendo al termine e mi accorgo che sono rimasto decisamente indietro con le novità musicali più interessanti in cui mi sono imbattuto. Recupero quindi con un trittico che definire solo interessante è un pò sminuirne la portata e lo faccio con delle recensioni più stringate delle mie solite. Ciò non significa che saranno meno indicative, visto che come avrete potuto leggere, a volte riesco a perdermi facilmente dentro alle mie stesse parole. Ma andiamo con ordine:

Noah & The Whale - The First Days Of Spring

Passati anche loro, come Moltheni, per uno strepitoso live al Lazzaretto qualche giorno fa, col loro 'The First Days Of Spring' i Noè e la balena si confermano come una delle migliori e più originali band inglesi di questi ultimissimi tempi. L'album è buono, se non ottimo, nel suo fondere l'impressionismo cantautorale di Sufjan Stevens, il prog-folk dei The Decemberist e la propensione orchestrale di Rufus Wainwright. Originali gli arrangiamenti fra il sinfonico ed il bizzarro (dal vivo il bassista suonava contemporaneamente basso e glockenspiel) e senza più ospiti vocali femminili (Emmy The Great e Laura Marling) con la vocalità svogliatamente deprimente alla Bill Callahan di Charlie Fink finalmente centrata ed accattivante. L'unico appunto che potrei fare sarebbe solo che se questi per loro sono i primi giorni di primavera non oso immaginare quali suadenti malinconie li avvolgeranno all'approssimarsi dell'autunno, ma il disco si lascia ascoltare davvero bene, ma che dico: benissimo!
VOTO: 8+


J.Tillman - Year In The Kingdom


Fra le tante cose che non riesco davvero a capire per quanto concerne i meccanismi del successo in ambito musicale, quella che riguarda Tillman è una delle più incomprensibili. Cioè non riesco davvero a capacitarmi come dopo il successo di critica e pubblico di Justin Vernon aka Bon Iver (di cui è una sorta di padre putativo) e dei Fleet Foxes (di cui rimane sempre il batterista) il buon Tillman, giunto al suo sesto album solista, rimanga sempre ai margini della notorietà. E pensare che già 'Vacilando Territory Blues' uscito a cavallo di quest'anno era già di una notevole spanna superiore ai lavori dei due citati poc'anzi e questo 'Year In The Kingdom' è poi se possibile migliore. Testi al limite del misticismo e sensibilità lo-fi degna del miglior Micah P. Hinson, Tillman con la consueta essenzialità (che non significa però 'minimalismo' in senso stretto, viste anche le soluzioni in termini di arragngiamenti) sforna un piccolo gioiellino cupo ed arioso al tempo stesso. Assolutamente da segnalare.
VOTO: 8


Joe Henry - Blood From Stars
Ritroviamo Henry esattamente come lo avevamo lasciato su questo blog, cioè non con l'altrettanto ottimo 'Civilians' del 2007, bensì col raffinato lavoro di producing fatto per Toussaint e il suo ' The Bright Mississippi' e la traccia d'apertura dell'album è uno strumentale pianistico di rara intensità. E' solo l'introduzione però, che Joe Henry è al solito attratto da altro genere di cose quando si mette a fare il cantautore. Quali cose? In due parole: "Mule Variations'. Non mi viene in mente altro per sintetizzare musicalmente questo 'Blood From Stars', un miscuglio di rock, jazz, country, soul e folk, il tutto in salsa blues come solo Dio sa fare (ah, naturalmente Dio si chiama Tom e.. aspetta). Naturalmente non ne possiede il songwriting di taglio romanzesco, ne i guizzi di genialità, ma tutto questo viene mitigato dalla certosina cura del minimo dettaglio musicale, laddove in Waits sembra tutto più grezzo ed in qualche modo improvvisato. Certo quando ci si prefiggono tali Alti modelli e si vuol'essere addirittura più realisti del re il rischio che si corre è quanto meno quello che magari la chitarra 'parlante' di Marc Ribot sulla splendida 'Death To The Storm' alla fine ti rammenti più 'Sorella Luna' di Capossela che 'Make It Rain' del cui sopra Dio. Ma l'album è decisamente e comuqnue notevole! Davvero stra-consigliato.
VOTO: 8,5

1 commento:

Unknown ha detto...

Miiiii!


Lo stavo giusto appunto cercando.

Nell'afa notturna,
tra sudore e fumo di sigaretta...

Bhè si,
fa un po' schifo,
ma questo è il disco che ci vuole.

Ora vado di "down".

Saluti,
Addison.