mercoledì 10 dicembre 2008

I Miei Dischi dell'Anno: #10 Matt Elliott - The Howling Songs

Comincio il countdown dei miei dieci dischi preferiti del 2008 con l'ultimo capitolo della trilogia Elliottiana, album di straordinaria intensità emotiva, davvero last but not least..

#10
MATT ELLIOTT - The Howling Songs


Audio CD (November 18, 2008)
Original Release Date: 2008
Number of Discs: 1
Label: Ici D'ailleurs/Darla
ASIN: B001GBZE1W
GENRE: Post-folk; Songwriter. 


1. The Kübler-Ross Model
2. Something About Ghosts
3. How Much In Blood?
4. A Broken Flamenco
5. Berlin & Bisenthal
6. I Name This Ship The Tragedy, Bless Her & All Who Sail With Her
7. The Howling Song
8. Song For A Failed Relationship
9. Bomb The Stock Exchange

(se ti piace anche Scott Walker, Silver Mt. Zion, Vic Chesnutt)

recensione da ONDAROCK:

Con il terzo capitolo della sua trilogia di songs, Matt Elliott chiude il cerchio di una parentesi artistica ormai abbastanza duratura, che lo ha visto rideclinare le manipolazioni sonore dei tempi di Third Eye Foundation attraverso ricercate e sofferte mutazioni folk...
...Anche in questo caso, il profilo musicale dell’opera rispecchia le sue componenti ideologico-narrative, innestando sulla ricerca di un obliquo folk dalle radici euro-mediterranee – tratto comune di entrambi gli album precedenti – urticanti incursioni elettriche, che sembrano voler esternare un senso di irrimediabile disillusione e sconfitta, traducendo secondo l’attuale sensibilità dell’artista le destrutturazioni degli esordi.
“Howling Songs” si colloca, infatti, su una linea di continuità rispetto ai due capitoli precedenti, riproponendo Matt Elliott nella veste di cantore di cupe ballate che, attraverso una coralità sghemba e profondamente radicata nella cultura popolare europea, sembrano voler esorcizzare un sentimento di ineluttabile sconfitta...
...Benché in questi brani si percepisca nuovamente una certa comunanza con l’approccio corale e drammatico degli ultimi Silver Mt. Zion, riscontrabile già in “Failing Songs”, la classe di Elliott rifugge ancora qualsiasi accostamento, poiché è ben evidente come la ritrovata ruvidezza rappresenti qui non una mera opzione stilistica quanto invece uno sfogo, privo di edulcorazione alcuna, al cospetto del “falling/fallen world”, uno grido di strenua resistenza al mostro che sulla copertina – di bellezza, al solito, sinistra – attenta alla mente e mina l’anima.
Accanto all’urlo rabbioso, vi è però ancora spazio per un paio di frammenti densi di cinematico romanticismo (“How Much In Blood?”, “Song For A Failed Relationship”) e soprattutto per uggiose chansons acustiche, dalle quali traspare chiaramente l’intimo senso di disfatta e la stessa urgenza espressiva sottesa alla musica di Elliott...

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