venerdì 19 dicembre 2008

I Miei Dischi dell'Anno: #3 Sigùr Ròs - Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust + BONUS

Apro il podio con un album che il mio contatore degli ascolti iPod segna inequivocabilmente col numero 56 (volte). Non c'è quindi alcun bisogno di motivare altrimenti la posizione numero 3..

#3
SIGUR ROS - Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust


Audio CD (June 24, 2008)
Original Release Date: 2008
Number of Discs: 1
Label: XL Recordings
ASIN: B001ACY8D2
GENRE: Dream-pop; Post-folk.

1. Gobbledigook
2. Inní Mér Syngur Vitleysingur
3. Góðan Daginn
4. Við Spilum Endalaust
5. Festival
6. Suð Í Eyrum
7. Ára Bátur
8. Illgresi
9. Fljótavík
10. Straumnes
11. All Alright

(se ti piace anche.. beh i Sigùr Ròs, solo che stavolta molto più folk e pastorali del solito! ;)
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recensione da ONDAROCK:

Frutto della collaborazione – fortunatamente non troppo invasiva – con il produttore Flood, e registrato in diverse location in giro per il mondo, da Reykjavík fino a Cuba, “Con un ronzio nelle orecchie suoniamo all’infinito” (questa la traduzione del suo lungo ed emblematico titolo) è in realtà un album sospeso tra il passato e il presente della band, ma è anche una collezione di spunti artistici piuttosto diversi tra loro, sul cui effettivo seguito futuro si possono oggi soltanto costruire ipotesi. Gli elementi di novità sembrano tuttavia più numerosi dei retaggi di “conservazione”, così come testimonia la stessa struttura dell’album, che si può a grandi linee suddividere in tre parti, delle quali due presentano Jónsi Birgisson e compagni in vesti sonore più o meno nuove, mentre una tende a perpetuare le stesse caratteristiche di fascino e coinvolgimento emotivo tipiche delle precedenti opere della band.
La prima parte del lavoro è fortemente spiazzante, e mostra da subito i Sigur Rós sotto una prospettiva quasi del tutto inedita, ammantando le loro melodie soffuse ed eteree di una solarità inconsueta e di una vena pop mai così spiccata...
...Superato il comprensibile disorientamento dei primi brani, la parte centrale dell’album riporta invece al registro più classico della band, con tempi dilatati e con il consueto cantato etereo, dolcemente stillato su un avvolgente tappeto d’archi, il cui inesorabile e in parte prevedibile crescendo anticipa, in “Festival”, l’irrompere della batteria e dei cori e l’unico impetuoso finale elettrico presente nell’album...
...È il preludio al terzo segmento del lavoro, quello più intimo e raccolto, in cui Jónsi assurge a protagonista assoluto, dimostrando con la semplicità di voce, chitarra acustica e pianoforte – inframezzata dal pensoso interludio di ambient orchestrale “Straumnes” – che l’incredibile capacità comunicativa innegabilmente riconosciuta ai Sigur Rós, può fare a meno persino delle travolgenti cavalcate elettriche per conseguire un effetto parimenti “emotivo”...
...La struttura tripartita del lavoro, tanto palese da essere stata certamente congegnata di proposito, rispecchia senz’altro il processo di trasformazione in atto, tra passato, presente acustico e ipotizzabile dimensione pop futura. Altrettanto studiato anche dal punto di vista compositivo, “Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust” riesce tuttavia a bilanciare la prevalente levigatezza dei brani con l'istinto e l'abituale forza interpretativa che, anche in quello che potrebbe essere reputato come un classico album di transizione, regala almeno un brano da amare e ricordare per ogni terzo dell'album. Ben venga, allora, questa transizione, se concretizzata in fulgidi esempi di versatilità del calibro di “Við Spilum Endalaust”, “Ára Bátur” e “Fljótavík”, e più in generale nell'ennesima, (superflua!) dimostrazione che la magia irripetibile, creata sin qui dai Sigur Rós, non risiedeva soltanto nella chitarra suonata con l'archetto e nelle pur mirabili impennate emotive.  




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