venerdì 20 marzo 2009

Il mio disco della settimana (9)

Come avevo già annunciato questa è la settimana di uno degli album con più "hype" degli ultimi tempi, sebbene tutto meritato, a parer mio. L'album in questione uscirà soltanto a fine maggio, ma la rete questa volta è riuscita ad anticipare largamente seppure non a bitrates elevati.

GRIZZLY BEAR - Veckatimest


Audio CD (May 26, 2009)
Original Release Date: 2009
Number of Discs: 1
Label: Warp Records
ASIN: B001U7FWM8
GENRE: Acid-Folk, Indie-Rock, Neo-Psichedelia.


1. Southern point
2. Two weeks
3. All we ask
4. Fine for now
5. Cheerleader
6. Dory
7. Ready, able
8. About face
9. Hold still
10. While you wait for the others
11. I live with you
12. Foreground

Secondo uno dei boss della Warp Records 'Vackatimest' è il più bell'album mai pubblicato finora dall'etichetta, secondo Robin Pecknold (Fleet Foxes) questo è semplicemente il miglior disco degli anni 2000, chi vi scrive invece non ritiene di sbilanciarsi in modo così causticamente netto. Sono però abbastanza certo che i Grizzly Bear contenderanno agli Animal Collective la palma del miglior album dell'anno in tutti i magazines specializzati nelle loro classifiche di fine anno. 'Vackatimest' e 'Merryweather Post Pavillion': due dischi così diversi eppure in qualche modo anche così strettamente consequenziali l'un l'altro. Dagli Animal Collective il quartetto di Brooklyn ha mutuato l'innato spirito di massima libertà espressiva sebbene le strade musicali intraprese hanno finito poi per divergere non tanto a livello sonoro (le differenze sono comunque abissali!) quanto per atteggiamento: i Grizzly Bear musicalmente si prendono davvero sul serio, senza quella leggerezza e quell'ironia che troviamo in un qualsiasi disco del collettivo. E 'Vackatimest' non suona poi così diversamente da altre centinaia di dischi che la scena indie alternativa americana sforna continuamente, quello che però fa la differenza è la loro minuziosa attenzione ai particolari. Il taglio è quello vintage-oriented con sonorità che sembrano fluttuare da un tempo ed uno spazio indefinibile e a tal fine il quartetto di Brooklyn ha scelto un paio di location per le registrazioni che perfezionano questo tipo di sonorità da spazi cavernosi: una chiesa sconsacrata di Brooklyn (per il suo reverbero) e gli Allaire Studios sulle Catskill Mountains(tra microfoni vintage, mellotrons e registrazioni analogiche). Il tutto poi rimescolato dall'ormai onnipresente Nico Muhly (per la parte orchestrale) e da Gareth Jones (per quella elettronica) per un risultato d'amalgama davvero notevole. Le canzoni non si discostano poi molto da quelle dei loro lavori precedenti, se non per l'attenzione ai particolari e ai minimi dettagli di cui sopra, e dunque all'ascolto veniamo ancora catapultati nelle consuete atmosfere disneyane fatte di divagazioni che partono dagli arpeggi di chitarra acustica e dalle loro tipiche armonizzazioni vocali. Da segnalare, oltre a 'Southern point' (a cui ho dedicato un apposito post un pò più sotto: ecco svelata band e titolo del pezzo clamoroso! :D), il pop floreale di '2 weeks' e quello straordinario manifesto di psych-folk che è 'All we ask', ma molte altre canzoni meriterebbero almeno una menzione: la beatlesiana 'Dory', la conclusiva piano ballad 'Foreground', il blues (decisamente buckleyiano) di 'While you wait' o lo slow funky di 'Cheerleader'. Insomma un album che a mio giudizio può essere annoverato assolutamente fra i migliori dell'anno (a prescindere da quelli che usciranno da qui a dicembre), uno di quei rari casi in cui l'hype mi risulta estrememente giustificato!

VOTO: 9


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao.
Troppo bello!!
Non li conoscevo, li avevo visti in una replica del David Letterman Show e Two Weeks mi aveva piacevolmente sorpreso, ma l'album supera ogni aspettativa.
L'idea che mi da è quella di un pentolone nel quale è stato buttato di tutto, dai Beach Boys ai Beatles, dal Doo Woop alla West Coast ai Radiohead a Buckley, ma la pietanza ha un gusto assolutamente originale e piacevole. Ed il tutto allestito con una attenzione ed una cura per i dettagli veramente ammirevole.
A cominciare dalla dinamica veramente spettacolare. Grande. Almeno due anni che non sentivo un disco così bello. Di diritto nel budget dischi del prossimo mese.
Ti ringrazio di cuore.
Saluti.
Hermitage

Anonimo ha detto...

Ah, dimenticavo...una (sola) cosa brutta 'sto disco ce l'ha: il titolo. Ma che è?!?
Ciao.
Hermitage

birdantony ha detto...

vecataimest... non ho la più pallida idea de che vòr dì!!!!!! :) su tutto il resto siamo d'accordo però! in 4 mesi di 2009 abbiamo una sequenza di dischi da paura (animal collective/antony & the johnsons/andrew bird/dark was the night/bonnie prince billy/decemberists/grizzly bear) se continua così vado sotto nel c/c..
:)

Anonimo ha detto...

Scoperto l'arcano: Veck-Ah-Tim-Est è il nome di una piccola isola disabitata facente parte dell'arcipelago delle Elizabeth, nel Massachussets, visitata dai componenti della band nel corso della registrazione dell'album.
Ciao
Hermitage

birdantony ha detto...

grazie per la dritta hermitage! onestamente avevo letto da qualche parte che oltre alle due locations di cui ho scritto nella recensione, ce n'era anche una terza (un'isoletta dove vive la madre di uno dei grizzly bear), ma siccome era un dettaglio abbastanza generico l'avevo omesso volutamente. Ora però tutto assume il suo giusto senso: una chiesa sconsacrata, un paesino di montagna e una piccola isoletta! locations perfette dove registrare un disco come questo!!! ;)