sabato 3 ottobre 2009

Lo strano frutto (la mia canzone preferita in asoluto)

Visto che stiamo parlando delle nostre (vabbè forse è plurale majestatis) canzoni preferite. Questa è in assoluto la canzone preferita. Nina Simone la cantò, ma non fu la prima. Faccio quindi un copia/incolla di un vecchissimo e dimenticato post di questo blog (lo so è una cosa che non si dovrebbe fare) e vi rispolvero la mia canzone del secolo, quello scorso, ma chissà forse anche l'attuale (anche perchè questo post in realtà doveva finire pubblicato altrove, ma non se ne fece più nulla).

Ci sono rarissime canzoni che meritano un'attenzione particolare per via di come sono nate e poi di come si sono inserite e propagate nel mondo musicale partendo dal sottobosco per poi rifulgere incontrastate tra i cieli più alti, ma probabilmente nessuna ha una storia così pregna di significati sociali come 'Strange Fruit' di Billie Holiday. Forse basterebbe solo il testo (tradotto per chi non è proprio praticissimo con l'inglese) per capire i motivi, anche sociali, che hanno reso questa canzone immortale:


"Sugli alberi del sud penzola uno strano frutto
sangue tra le foglie, sangue fino sulle radici
corpi neri ciondolano nel vento
strana frutta penzola dagli alberi di pioppo.

Scena pastorale dell'orgoglioso sud
di occhi che si gonfiano e bocche che si deformano
profumo di magnolie, dolce e fresco
e poi d'improvviso arriva quello della carne bruciata.

Ecco la frutta per i corvi da straziare,
per la pioggia da inzuppare e per il vento da rinsecchire,
per il sole da marcire e per l'albero da lasciar cadere:
ecco un raccolto amaro e strano".


Nel 1939 Billie Holyday è solita esibirsi sulla Sheridan Street del Greenwich Village in Manhattan al Cafè Society, uno dei pochissimi night-club che al tempo permetteva anche alla gente di colore di entrare dalla porta principale. Ha 24 anni ed è già incompresa dai più, sebbene già voce culto (Sinatra dichiarava la sua ispirazione al timbro della sua vocalità) e così rimarrà fino alla sua morte nel '59 prima della rivalutazione totale, ancorchè postuma. Cosa che purtroppo accade troppo spesso, per non dire quasi sempre, con i grandi artisti. Ha una voce rotta, spezzata, fortemente evocativa, fiera e dolente. In questo senso è un pò come la madre del nuovo modus di interpretare gli standards jazz, poi portato con pieno compimento a termine da Nina Simone, ma questa sarebbe ed è un'altra storia. Perchè nel 1939 Billie Holyday è anche la donna giusta per un certo tipo di testi, lei che ha subito violenza da bambina, lei che proviene dal profondo sud razzista. Ed è anche l'artista giusta per esibirsi al Cafè Society, il quale fin dai tempi del proibizionismo è una vera e propria isola liberal in un panorama angoscioso ed angosciante oscurato dalle nubi dell'odio e delle guerre. Ed è proprio al Cafè Society, fra tutti i locali di New York, in cui ci si poteva imbattere in Eleanor Roosevelt o in Kurt Weill oltrechè in molti simpatizzanti socialisti egualitari altrove indesiderati o indesiderabili. Perchè erano i tempi in cui il senatore McCarthy e l'FBI di J. Edgar Hoover avevano dato il via alla caccia alle streghe contro i simpatizzanti 'comunisti', dimenticandosi più o meno inconsciamente dei Gambino a New York, di Raymond Patriarca a Boston, di Santos Trafficante Jr. a Miami e di Sam Giancana, detto 'Mo' a Chicago. Ma anche questa sarebbe ed è un'altra storia. Perchè, tornando al Cafè Society, tra i reietti e i perseguitati che lo frequentano c'è anche Abel Meeropol, un innocuo professore di lettere di origine ebraica e di simpatie comuniste che si diletta anche a scrivere poesie che poi è obbligato a firmare con lo pseudonimo di Lewis Allen per non cadere nella allucinante censura federale, dovuta non ai contenuti, quanto più semplicemente ai dossier sulle sue simpatie politiche. Meeropol, sui tavoli del Cafè Society, scrive questa poesia drammatica e agghiacciante sugli omicidi ai danni dei neri negli stati del Sud, ispirata dalla foto dei corpi senza vita di A. Smith e T. Shipp, vittime di un linciaggio nell’Indiana del 1930, appesi ad un albero e boi bruciati vivi. Strano frutto, per l'appunto. La Holiday dapprima è reticente e bisogna considerare che parliamo del 1939, anno in cui le battaglie per i diritti civili capitanate da Martin Luther King e da Malcom X non si intravvedono nemmeno all'orizzonte, poi la mette in musica e comincia ad eseguirla per istinto, man mano che le esecuzioni al Cafè Society si ripetevano, ne interiorizzò il significato poetico, e quindi non potè più cantarla senza piangere. La Columbia, naturalmente si rifiutò di fargliela incidere. Per una come lei che affrontava ogni giorno dell'esistenza come una scommessa quella fu solo una sfida minore, così registrò la canzone per la più piccola etichetta Commodore. E immortalò il capolavoro. Nel 1939 il prestigioso Time bollò 'Strange fruit' come "insulsa canzone di propaganda musicale", sesant'anni più tardi, nel 1999, lo stesso Time la elesse "canzone del secolo", davanti ad 'Imagine' di John Lennon. I tempi cambiano e rarissime canzoni, quando sono capolavori, aiutano a cambiarli.



P.S.: la versione che fece poi successivamente Nina (e anche quella altrettanto notevole di Jeff Buckley) credo sia piuttosto conosciuta. Magari vi metto però quella di Antony, che è una mezza rarità!

7 commenti:

Lucien ha detto...

Splendida
:'(

Unknown ha detto...

Ora arriva Amaltaeo.

;-)

Saluti,
Addison.

birdantony ha detto...

ma amalteo è già qui! :) io invece pensavo mi dicessi che mancava solo qualche kennedy, ava gardner e johnny stompanato per essere quasi dentro a un romanzo di james ellroy! :) anzi chissà forse dedicherò un prossimo post al buon johnny stomp (già citato in passato da lucio dalla e dalla strambelli su stryx con un punto interrogativo disegnato fra le tette. vabbè, tette, in quel caso è un eufemismo! :D). detto anche 'oscar' per le dimensioni della sua statuetta e gangster di piccolo cabotaggio, il buon johnny fu ucciso dalla figlia quindicenne di lana turner in modo alquanto misterioso. beh sembra che sean connery fu coinvolto in qualche modo. ma questo è gossip e noi come minzolini non ci dedichiamo al gossip!

Joyello ha detto...

Notevoli anche le versioni di Robert Wyatt (sul mini LP del 1981 "Robert Wyatt" e nella B-Side di At LAst I'm Free) e quella dei KArate nel loro "In The Fishtank"
J.

Francesco ha detto...

La versione di antony è carina, ha la stessa base di "the lake"

Francesco ha detto...

La versione di antony è carina, ha la stessa base di "the lake"

Paolo Ferrario ha detto...

innanzitutto ciao addison che mi ha ricordato (fa piacere essere ricordati)
poi ciao a te, custode di questo spazio.
infine: mi hai fatto venire in mente che è da tempo che voglio mettere una vicina all'altra le interpretazioni di questa dolentissima canzone.
in attesa ti invito a confrontare queste esecuzioni:
http://amalteo.wordpress.com/2008/12/27/nina-simone-you%e2%80%99d-be-so-nice-to-come-home-to/
solo per dire l'eccelsità (!?!) di nina
naturalemente fiori, fiori per nina, nina simone