venerdì 16 ottobre 2009

Angelo digitale

Sono in stand-by con l'album della settimana, alcune cose nuove mi piacciono anche abbastanza (Espers, Gov't Mule, Former Ghosts cioè il nuovo gruppo di Jamie Andrews degli Xiu Xiu), ma nessuno che mi provochi un'erezione metafisica all'ascolto. D'altronde però ho già sovrabbondato con le compilations ultimamente per cui oggi vado a recuperare un disco non vecchissimo (ha un anno e mezzo di vita) passato praticamente inosservato ai più e che invece, pur nella sua particolarità, riesce a toccare punti di eccellenza celestiale. Sono tornato ad ascoltarlo dopo qualche mese perché dal momento che avevo deciso di fare quella compilation musicale dedicata alla Binetti, la prima canzone che m'è venuta in mente di inserire era proprio la sua opening track. Prima di proseguire nella presentazione occorre però che io metta le mani avanti specificando che questo non è un disco per tutti, cioè ormai credo di conoscere qualche vostro gusto musicale (o almeno di quelli che intervengono maggiormente nelle discussioni del blog) e quest'album esula un pochino dal seminato e dal tipo di musica di cui abitualmente parlo in questa sede. Inoltre sebbene io sia già da tempo entrato nel primo cerchio dell'inferno tibetano (tibetano non nel senso del Dalai Lama, ma in quello di David Tibet che ha lanciato un'anatema contro tutti coloro che scaricano dal web la musica della sua etichetta discografica) sappiate che in ques'occasione potreste anche voi lasciare ogni speranza o voi che entrate..
Ad ogni modo arriviamo al dunque. Disco strano, dicevo, che passa con assoluta nonchalance dall'operetta al freak cabaret, dal gotico alla gaia decadenza, dal misticismo alla comicità. Un verso del testo di uno dei pezzi recita: "no trumpets but pianos and melancholic techno" che in parte può anche descriverne l'intero contenuto, ma in realtà non è esattamente così. Anche il titolo 'Digital Angel', non rende perfettamente l'idea a mio modo di vedere. Si tratta, è vero, di un disco praticamente tutto piano e voce (con qualche sporadico contributo di altri strumenti, limitati però al glockenspiel e al violoncello) ma si poggia esclusivamente sul talento pianistico di Othon e sull'impatto decisamente importante per l'economia dell'album da parte delle voci ospiti. Othon Mataragas è un giovane (cioè anche lui ha ormai superato i trenta) ed indubbiamente talentuoso pianista greco ormai trapiantato a Londra da molti anni che però può già vantare nel suo curriculum composizioni cinematiche per alcuni film di Bruce La Bruce e Derek Jarman (insomma siamo ancora in piena 'zona Binetti'). Questo è però il suo primo e vero album e vede la collaborazione vocale di Ernesto Tommasini (aka 'The True Falsetto' cioè colui che ha per anni portato sulle scene teatrali inglesi la vita e la musica di Alessandro Moreschi, una voce che per estensione lo trasmuta naturalmente da baritono a contralto, senza ovviamente essere stato 'castrato' anche lui! :D), David Tibet (con un'intensa, inquietante ed apocalittica cover dei Coil che musicata così sembra davvero un out-take da 'Soft Black Stars') e l'onnipresente (ma mai come Antony!) Marc Almond (con la sua inconfondibile vena di romanticismo decadente). Non dimenticate però che questo è un disco di Othon e vi consiglierei di godere fino in fondo, dismesse le ali nere che indossa sulla copertina, tutti i piercings e disceso infine in terra, di quello che riesce a fare con gli ottantotto tasti bianchi e neri di un pianoforte (un pianista fallito come il sottoscritto non può non restarne letteralmente affascinato!).


01. When I Leave You
(vocals by Ernesto Tomassini)
02. The Dream-Signal of a Lonely (Half Dead) Planet
(instrumental)
03. The Epitaph of God
(vocals by Marc Almond & Ernesto Tomassini)
04. The Dreamer Is Still Asleep (cover dei Coil)
(vocals by David Tibet)
05. Greater Feast Massacre
(vocals by Ernesto Tomassini)
06. Tonight
(vocals by Marc Almond)
07. DIGITAL ANGEL: i) The Union
08. DIGITAL ANGEL: ii) Metalipsis
09. DIGITAL ANGEL: iii) Brave New World
(vocals by Ernesto Tomassini)
10. The Tango Song (ispirata all'opera di Aleister Crowley)
(vocals by Marc Almond)


Poi se qualche braveheart se lo ascoltasse sarei proprio curioso di sapere che ne pensa con qualche reply! Essendo certo che i giudizi non contemplino vie di mezzo, mi piacerebbe contare i vostri 'è molto bello' e in alternativa 'è una cagata pazzesca' e vedere quale dei due vince! :) Ok, io comunque ho già messo le mani avanti, ma per scoraggiarvi ulteriormente vi metto una bella foto di Tomassini e Othon (e giuro che in questo caso non l'ho ritoccata io con Photoshop come quella della Binetti!!! :D).



Othon & Tommasini 'When I Leave You' LIVE
(Notare le scarpe di Othon, please. Io sono un un feticista del tacco 12 cm, lo ammetto, ma la zeppa 12 cm proprio.. nun se pò vede :D)


Qui invece ecco Almond (in 'Gabriel'), Tommassini (con 'Idumaea') e Dio in persona (performing 'Soft black stars') sullo stesso palco anche se non contemporaneamente. On. Binetti si sfili il cilicio e corra a vedere questo filmato: è il suo MUST!

5 commenti:

SigurRos82 ha detto...

Non conoscevo questo pianista (bravissimo, tra l'altro), e nemmeno questo Tomassini...progetto interessante, al di là delle apparenze :P
Certo che la copertina però è proprio oRenda...;):D

P.S.: nuovo Gov't Mule???? Me fiondo!

vinz ha detto...

per niente queer la copertina, ma proprio per niente!
la scarterebbero per il flyer di una sauna gay. :-)

birdantony ha detto...

hahaha, ma devi ascoltarlo vinz! la copertina non è assolutamente niente rispetto al contenuto ;)

a. ha detto...

a me l'inizio di when I leave you ha ricordato Beatrice Antolini! Ma comunque è qualcosa di spettacolare! Lo amo già! (e poi uno che va a un concerto con la zeppona merita tutto il rispetto del mondo!)

birdantony ha detto...

rispetto alla antolini però lui è meno punk e più da operetta no?